Le AntigoniLe Antigoni di Sofocle; Brecht; Wail


Regia di Rosetta Iacona


Scene di Maurizio Carlo Luigi Vitale


Trama e note


La follia. Intesa come stato della mente e non come patologia. Intesa come necessita' di comunicare in un ambiente dove nessuno intende ascoltare. Ecco quindi che Antigone, nel dialogo iniziale, parla come se la sorella fosse presente, come se le rispondesse: invece e' sola, completamente sola. Questo monologo iniziale ci fa comprendere la solitudine di Antigone. Inascoltata, abbandonata, pretenziosa nel chiedere che le venga riconosciuto un suo diritto. Antigone come Artemisia Gentileschi, violata, isolata, ma non forte come Artemisia, tanto da non reggere la prigionia e porvi fine con un colpo di pistola. Si' perche' esattamente come Brecht, che colloco' qualche millennio piu' avanti la sua Antigone, cosi' questa messa in scena non si svolge al tempo della classicita' bensi' ai giorni nostri. Due bande giovanili si sono scontrate per il controllo di un territorio, entrambi i capi sono rimasti sul terreno, ma il poliziotto incaricato di riportare l'ordine, ora che nessuna banda prevale, ha fatto seppellire uno dei due e, pur essendo entrambi suoi nipoti, lascia per strada l'altro, come monito affinche' cio' che e' accaduto non si ripeta. Il testo e' esattamente quello di Sofocle, a collocarci in questa di metropoli altra, non riconoscibile ma comunque contemporanea; e' lo stesso Polinice che, sempre in scena, cadavere, si permette, cosa concessa solo a chi e' in una dimensione piu' alta, di raccontare la sua storia e puntualizzare gli avvenimenti. Un incipit che occhieggia alla scena iniziale di Sunset Boulevard di Billy Wilder. Creonte, l'uomo d'ordine, gira sempre con una scorta, un piccolo manipolo che rappresenta il suo potere, lo perdera' alla fine, quando comprendera' il suo errore e quanto sia stato inutile imporre il suo smisurato potere. La Corifea, sdoppiata, e' rappresentata da due attrici: presenza senza tempo, sembra esistere da sempre. Saggia forse ancor piu' di Tiresia, e' sdoppiata in ragione ed estro. Il Nunzio e' in realta' una Gilda, una corporazione, la banda piu' forte tra tutte, un piccolo gruppo dove uno solo parla, in greco antico, e gli altri traducono. Nessuna scenografia, scena spoglia, a rappresentare la solitudine di Antigone, la solitudine della strada. Solo, sul fondo, su un telo grande quasi come il fondo stesso, una proiezione continua di immagini di insegne al neon, di strade, di metropoli di oggi e del passato, di immagini di E. Hopper come Boulevard of broken dreams o Automat ed altre.